Raccontato così, il crimine e i criminali sembrano persino divertenti. Anche quando graffia e descrive personaggi e azioni irritanti, antipatiche, Nestor Burma conserva un certo spirito nero, un black humour tutto francese, un tratto inconfondibile e che si ricorda a lungo. All'inizio mi sconcerta: procede a tentoni, mi racconta un avvenimento, e poi si ferma, torna indietro e mi racconta com'è iniziato tutto. E poi, mentre ancora sto tenendo a mente i nomi, lui corre avanti a riprendere dove si ferm … ah, no, ha già cambiato direzione: gli è venuta un'idea e la deve mettere in pratica! Lo guardo stranita, ma gli vado dietro, cerco di capire, e lui cosa fa? Trova un altro bandolo della matassa. Quello che sembrava piuttosto semplice, ora si complica a dismisura. Entra una bambola in scena. Ma chi è? Cos'è? Un giocattolo? Un nomignolo un po' gigione dato dalla solita fantasia maschile a tutte le belle ragazze giovani del mondo? Sì, senz'altro, ma non dimentichiamo… che dovete scoprirlo da soli, correndo dietro a Burma come ho fatto io.
Federica Angelini, Fazi, 2019 Trilogia nera [ modifica | modifica wikitesto] La vita è uno schifo ( La vie est dégueulasse, 1947 poi Il fait toujours nuit, 1980) trad. Luigi Bergamin, Metrolibri, 1992 poi Fazi, 2000 Il sole non è per noi ( Le soleil n'est pas pour nous, 1949) trad. Luigi Bergamin, Metrolibri, 1993 poi Fazi, 2001 Nodo alle budella ( Sueur aux tripes, 1969) trad. Luciana Cisbani, Metrolibri, 1993 poi Fazi, 2002 Altri romanzi [ modifica | modifica wikitesto] L'ombra del grande muro ( L'Ombre du grand mur oppure À l'ombre du grand mur, 1943 poi Alerte!, 1964) trad. Giuseppe Di Liberti, Fazi, 2004 Antologie [ modifica | modifica wikitesto] Trilogia nera, Fazi, 2003 contiene La vita è uno schifo, Il sole non è per noi e Nodo alle budella Le inchieste di Nestor Burma vol. 1, Fazi, 2008 contiene Chilometri di sudari, Baraonda agli Champs-Élysées e Morte a Saint-Michel Le inchieste di Nestor Burma vol.
Nel 1931, su invito di André Breton, si avvicinò all'ambiente surrealista, facendo amicizia con Dalí, Tanguy, Prévert. Nel 1932 il suo nome comparve nel primo dei dodici manifesti del surrealismo e vi restò legato fino al 1949. Scrisse tra l'altro alcune raccolte di poesie surrealiste: Ne pas voir plus loin que le bout de son sexe (1936), J'arbre comme cadavre (1937) e Hurle a la vie (1940). Venne espulso dal movimento perché accusato di essere diventato "il seguace di una pedagogia poliziesca". Si sposò con Paulette Doucet e insieme fondarono il Cabaret du Poète Pendu. Dopo una dura esperienza in un campo di concentramento nazista, nel 1941 iniziò a scrivere polizieschi firmandosi con svariati pseudonimi: Frank Harding, Leo Latimer, Louis Refreger, Omer Refreger, Lionel Doucet, Jean de Selneuves, John Silver Lee. In particolare, con lo pseudonimo di Frank Harding, creò il personaggio del reporter Johnny Métal, protagonista di una decina di romanzi gialli. Nel 1943 pubblicò 120, Rue de la Gare, con cui esordì il suo personaggio più celebre, l'investigatore privato Nestor Burma, che sarà protagonista di una trentina di avventure, inclusa un'interessante "serie nella serie" intitolata I nuovi misteri di Parigi, che va dal 1954 al 1959 e che comprende quindici racconti, ognuno dei quali dedicato a un diverso arrondissement di Parigi.
Clicca sulla cover per l'acquisto Leo Malet è da considerarsi autore ecclettico e geniale, vero ed incontrastato Maestro del Noir d'Oltralpe e la sua ultima fatica letteraria dal titolo " 120, rue de la Gare " rappresenta per i molti suoi fedeli estimatori una vera e propria chicca. Ci troviamo catapultati nelle nebulose atmosfere della Seconda Guerra Mondiale ed il protagonista di questa avvicente storia, Nestor Burma, rientrato dalla prigionia, incontra casualmente il socio con cui anni addietro aveva gestito un'agenzia di investigazioni. Mentre Nestor sta per salutarlo, il suo ex socio crolla improvvisamente a terra, colpito a tradimento da un colpo esploso da un'arma da fuoco. L'uomo resta annichilito, come ipnotizzato dall'assurdo incantesimo di un perfido mago e nel frattempo l'amico spira, sussurrando un indirizzo: 120, rue de la Gare. Da qui partiranno le indagini di Nestor Burma. Un libro ben scritto e strutturato; ambientazione e trama camminano a braccetto, creando un pathos sempre più avvolgente man mano che ci si addentra nella lettura.
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera. Léo Malet ( Montpellier, 7 marzo 1909 – Parigi, 3 marzo 1996) è stato uno scrittore francese. Insieme a Georges Simenon e ad André Héléna è stato uno dei maggiori rappresentanti del romanzo poliziesco in lingua francese. Biografia [ modifica | modifica wikitesto] Entrambi i genitori (la madre era sarta e il padre impiegato) morirono di tubercolosi tra il secondo e il terzo anno di vita di Leo. Rimasto orfano, venne allevato dal nonno, che lo iniziò alla letteratura. A sedici anni si trasferì a Parigi e incontrò André Colomer, che lo introdusse negli ambienti anarchici. Collaborò come freelance alle pubblicazioni del movimento ( l'En dehors, l'Insurgé, Journal de l'Homme aux Sandales, La Revue Anarchiste). In gioventù esercitò diversi mestieri: commesso, impiegato di banca, magazziniere da Hachette, operaio, lavatore di bottiglie, venditore di giornali e comparsa, soprattutto per i film sceneggiati dall'amico Jacques Prévert. Vagabondò per Parigi e, nel 1925, debuttò come chansonnier al cabaret Vache énragée.
Sarà proprio il personaggio di Nestor Burma a far riscuotere a Malet i primi consensi di pubblico (mentre la critica lo "riscoprirà" parecchi anni più tardi), guadagnandosi l'onore di alcune trasposizioni fumettistiche a opera di Jacques Tardi, cinematografiche, e di una serie televisiva (1991-1995) di 85 episodi, con protagonista l'attore Guy Marchand. In secondo piano rispetto a quella di giallista, ma comunque degna di nota, è la sua attività di scrittore di romanzi del genere cappa e spada, circoscritta al periodo tra il 1944 e il 1945. Nel 1948 venne insignito del Grand prix de littérature policière. Nel 1958 la serie I nuovi misteri di Parigi fu premiata con il Gran Prix de l'Humour noir. Opere in italiano [ modifica | modifica wikitesto] Le inchieste di Nestor Burma [ modifica | modifica wikitesto] 120, rue de la Gare ( 120, Rue de la Gare, 1943) trad. Eugenio Rizzi, Editori Riuniti, 1996 trad. Federica Angelini, Fazi, 2003 Un ricatto di troppo ( Nestor Burma contre C. Q. F. D., 1945) trad.
Romanzo che si legge tutto d'un fiato e che è in grado di coinvolgerti a pieno. Non solo per gli amanti del genere. Léo Malet, l'anarchico conservatore, come amava definirsi, è uno dei padri del romanzo noir francese. Nato al numero cinque di Rue du Bassin, a Montpellier, figlio di una sarta e di un impiegato, rimane prestissimo orfano. Quando Léo ha due anni muoiono prima il padre e il fratellino e, a distanza di un anno, la madre. Tutti e tre di tubercolosi. Così, è il nonno bottaio e grande lettore che si prende cura del nipote e lo inizia, in modo non certo canonico, alla letteratura. A sedici anni Léo Malet si trasferisce a Parigi in cerca di fortuna. Determinante è l'incontro con André Colomer, disertore e pacifista: Colomer gli dà una famiglia e soprattutto lo introduce in ambienti anarchici. In questo periodo Malet collabora anche a vari giornali e riviste (En dehors, Journal de l'Homme aux Sandales, Revue Anarchiste). A Parigi abita in molti posti, anche sotto il ponte Sully, vive alla giornata, fa l'impiegato, il manovale, il vagabondo, il gestore di un negozio d'abbigliamento, il magazziniere, il giornalista, la comparsa cinematografica, lo strillone, il telefonista.
Ma come fare, ora che l'assassino stesso è stato a sua volta brutalmente assassinato? Ancora una volta toccherà a Nestor Burma risolvere l'intrigo, muovendosi tra sicari prezzolati, locali a luci rosse, chanteuses decadute e "bambole", reali o sognate… E sarà proprio una "bambola" la chiave per decifrare il mistero. Nestor Burma torna in libreria, pronto a riconquistare i lettori con l'irriverenza e l'umanità che lo contraddistinguono, espresse al loro meglio in questa nuova avventura, finora inedita in Italia. L'investigatore Nestor Burma Il nome di Léo Malet mi è arrivato carico di fascino. Quello glamour del bianco e nero, del linguaggio démodé, della sensualità femminile affamata di vita, degli uomini che si prendono con forza e pochi scrupoli ciò che vogliono, degli investigatori privati un po' sgangherati e troppo amici della bottiglia, che però arrivano tenaci alla verità. Nestor Burma e la bambola: già il titolo mescola questi ingredienti e ne ammicca altri che poi tocca al lettore scoprire con la stessa tenacia del protagonista, il private eye (chiedo perdono per l'americanismo) dal nome originale.
Alla fine scoprii l'utilità di alcuni di quei graffiti. Marceau viveva al primo piano e Gros al secondo. Decifrai alla fine il nome di Rimbert seguito dalla parola: quarto. Salii le scale nauseabonde, con i gradini sudici e umidi. Il nome completo di Rimbert, tracciato con il gesso, campeggiava su una porta color cioccolato. Niente campanello. In quella baracca sembravano ignorare l'invenzione dell'elettricità. E non c'era nemmeno una corda con una campanella. Bussai. All'inizio piano, poi più forte. Nessuna risposta. Non mi piace spostarmi per niente. Inoltre, non intendevo certo farmi troppi scrupoli per Rimbert. Tirai fuori dalla tasca un curapipe-universale-per-ogni-uso e mi misi a solleticare la serratura. Cedette facilmente. Entrai nella stanza misera e vuota, sommariamente ammobiliata con un'unica sedia, un tavolo ricoperto da un vecchio tappeto polveroso a fiori e un divano letto dalle lenzuola luride e in disordine. Per terra c'erano mozziconi di sigaretta. Si sentiva odore di fumo freddo.